Da Canicattì, il meglio dell’Uva Italia
L’eccellenza della produzione si concentra nella zona che a livello turistico offre gioielli come la Valle dei Templi e luoghi da scoprire, come le vigne da cui si ricava il Diodoros, nuovo uvaggio da piante antiche.
E’ nella zona di Canicattì, in provincia di Agrigento, che si concentra la produzione dell’uva da tavola Italia Igp. L’amministrazione comunale unitamente al Consorzio di tutela che riunisce 51 produttori e 11 confezionatori ha deciso di riaprire da quest’anno Uva Fest, la manifestazione a lei dedicata, per promuovere marchio, coltivazioni, tecniche e soprattutto il suo sapore inconfondibile. Durante l’ottobre scorso, Uva Fest ha ospitato una delle tappe del Simposio internazionale sull’uva da tavola che, nell’itinerario dalla Puglia alla Sicilia, ha dato voce ai massimi esperti del settore interessati al rilancio dell’uva Italia e del territorio di Canicattì. Passeggiare all’interno dei filari nel mese della raccolta, a ottobre, è gratificante non solo per gli occhi ma anche per il palato. E’ difficile resistere alla tentazione di rubare qualche chicco, grande e croccante ed estremamente succoso. Fortunatamente ci riescono gli incaricati della raccolta che staccano i grappoli con estrema cura e li sistemano, dopo una prima selezione manuale, nelle cassette destinate ad un ulteriore controllo prima del confezionamento. Le forniture richieste da mercato interno ed estero, hanno reso i produttori dell’area di Canicattì leader mondiali nella produzione che continua ad evolversi e a crescere. Gli ultimi esperimenti si concentrano sull’uso della tecnica dell’insacchettamento dei grappoli direttamente sulla pianta. I materiali utilizzati per proteggerli sono tutti biodegradabili. Il grappolo matura all’interno di un sacchetto in carta che protegge i chicchi dalle insidie di parassiti e viene gettato nel momento della raccolta. I trattamenti sono quindi ridotti al minimo a vantaggio della salubrità del prodotto. L’obiettivo dei prossimi mesi è di proporre sul mercato i grappoli ancora insacchettati utilizzando materiali trasparenti attualmente in fase di sperimentazione. Canicattì non è sinonimo esclusivo di uva da tavola. Produzioni di altro tipo si stanno affiancando rendendo il territorio una meta per appassionati e per turisti capaci di coniugare la curiosità e la scoperta del territorio alla ricerca di prodotti tipici e dei piatti della tradizione.
Le vie, antiche e moderne di Canicatti’ portano alla scoperta dei monumenti e delle chiese che la caratterizzano, dal Duomo all’interno del quale riposano i resti dell’arcivescovo Angelo Ficarra, al Teatro Sociale opera dell’architetto Ernesto Basile, passando attraverso il nuovo centro culturale, ricavato dalla ristrutturazione di un antico complesso che si affaccia sulla piazza principale della città. A circa un’ora di auto da Canicattì in direzione Agrigento, si incrocia un altro inno alla viticoltura, un antico appezzamento coltivato a vite, collocato proprio sotto al Tempio di Giunone, ai piedi dell’area archeologica della Valle dei Templi. E’ li che si concentra la produzione dell’uva che dà i natali ad un vino esclusivo, il Diodoros, rivalutato dal consorzio che ne prende il nome. A renderne particolare il gusto sono i vitigni autoctoni Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio che arricchiscono le note già caratteristiche del Nero d’Avola. La distribuzione del Diodoros, vinificato in rosso e affinato in barili di rovere ed in bottiglia è concentrata all’interno del Parco della Valle dei Templi ed in alcuni negozi specializzati nella Provincia. L’emozione maggiore è poterne gustare l’intensità all’interno del Parco, immersi nella splendida cornice offerta dalle testimonianze del passato che ancora si ergono sfidando il passare del tempo e delle stagioni. Un perfetto connubio fra tradizione e modernità è offerto dal ristorante Skene che dall’antica lingua greca prende in prestito il suo nome. La traduzione equivale a “palcoscenico”. Il riferimento non è casuale. La struttura sorge in un punto panoramico che rappresenta un vero e proprio palcoscenico naturale che da Favara, piccola località in provincia di Agrigento, si apre sul Parco della Valle dei Templi. Al suo interno antiche ricette si fondono con nuove esigenze e interpretazioni che continuano a coinvolgere esclusivamente le materie prime che il territorio offre. Per un turista in cerca di emozioni, questo scorcio di Sicilia è assolutamente da non perdere per le sollecitazioni che offre e che fa riflettere sulla caparbietà degli abitanti decisi a conservare il volto originale della loro terra senza rinunciare alle nuove prospettive.
Monia Savioli